venerdì 2 novembre 2007

COMARI - di Franca Fusetti

E’ stata lei, Fedora, la linguaccia, a mettere il malumore fra me e Arturo. Le ha riferito Arturo, che io lo spiavo. Difatti mi guardava con occhio torvo, senza che io riuscissi a capire il perché. 
Che devo fare io, se il mio terreno confina con il suo? Io andavo fino in fondo, nella rimessa, a posteggiare il motorino. Mah!, dì un po’?, dovevo fare, come?, per riportare il mio motorino senza guardarlo, nel mentre lui era là in fondo al suo terreno confinante con il mio? 
La linguaccia, non vive bene se non semina zizzania. E’ stata proprio lei che ha sparlato di Arturo, benché su di lui avesse qualche mira. Sparla di tutti, ce l’ha come vizio. L’ho sentita proprio io dire: “Roba da matti! Alla sua età el se ga messo in testa, de rimaridarse!” 
Io non sparlo mai di nessuno, lo sai anche tu che mi conosci. Lavoro tutto il giorno, me ne mancherebbe proprio il tempo. 
Te lo giuro, è stata lei a provocare tutta la confusione, e farme passar mi per la maldicente. Se mai, da parte mia, te lo confesso, le uniche parole che ho detto, le me xe scampae un giorno in bottega da Maggio, dove se gavemo trovae con la Marisa della Clelia, la Teresa della Inisse e con la Maria della Cioci da Basso. 
Stavano parlando di Vanni Menegon, che ha quasi settant’anni, di Guido Bonasso che sarà attorno alla cinquantina e di Arturo, per l’appunto!, le diseva che i gaveva sa’ scumissià a vardarse attorno. Tanto cossa voto che i trova? Più de qualche galinassa vecia, gnanca più bona per el brodo, no ghe xe altro in giro! Ma questo lo digo solo in stò momento. 
Te lo giuro, io non ho fiatato, salvo che per quelle due maledette parole che mi sono scappate ma che non ho paura di ripetere, le ripeterei anche davanti al prete, se fosse necessario. 
Può o non può scappare di dire: "A quell’età cosa sarai boni de fare … a letto!” 
Cosa avrò detto di tanto strano? E’ la pura verità!; a parte Bonasso che è il più giovane e che, poi, ha il nome che lo aiuta, in fondo, a dubitare degli altri due, non ho ragione forse? 
Ma te ga dito ben!, figurarse! Piuttosto i dovaria vergognarse! Tutti sti piplò e musi duri i xe proprio na roba in “ec-ce-den-za!”. 
La Maria della Cioci, che sembra abbia messo gli occhi su Vanni Menegon, sentendo le me parole, con aria offesa la me ga risposto che, malgrado l’età, si può stare assieme anche solo per farsi compagnia e poi, vardandome con oci de sfida, ciòhò, la ga aggiunto:” Siccome, io, so come fare… a letto, non è detta l’ultima parola!” 
Mi no go xontà altro. Però mi sono ripromessa di spiegare tutto alla Pasquina, che come sai è la figlia di Arturo, non appena l’avessi rivista. 
Te ghe dirà tutto? Anche che i xe matti ad andare ancora in serca de done? 
Si , proprio tutto, delle donne e del motorino e la go incontrà, difatti. 
Ho spiegato alla Pasquina per più di un’ora, per filo e per segno, tutta la storia: di come la Fedora mette zizzania senza che io c’entri qualcosa, e anche di quelle due parole dette in presenza delle clienti di Maggio, del botegaro, per intenderse. Ho spiegato di quanto più mi interessi il buon vicinato che non le loro miserevoli storie di… letto. 
E la Pasquina? Cossa gala dito? 
La Pasquina la ga capìo e , per merito suo, anche Arturo me par rinsavìo. 
Sul serio? 
Sì, sul serio! Adesso Arturo, quando mi vede è sorridente e mi apostrofa con Giovanna di qua, Giovanna di là. 
Oh ben! Finalmente, se ga risolto el malinteso! Te sarà soddisfatta! 
Si, si! Più che soddisfatta! Basta che non si slarghi troppo, con la "be-ne-vo-len-za!", e che non pensi che io , a letto, sia come la Maria della Cioci da Basso.